Ipocondria, quando la malattia è la paura della malattia
Aprile 2022
Aprile 2022

Un banale raffreddore diventa fonte di preoccupazione profonda, una leggera tachicardia o una piccola ferita si trasformano in ansia, facendo avvertire a livello fisico e psicologico sintomi che hanno poca corrispondenza con l’entità del malanno reale. Ecco gli effetti dell’ipocondria (più precisa mente “disturbo da ansia di malattia”), che si manifesta, secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, con la presenza, per almeno 6 mesi, di un eccessivo timore di ammalarsi o con la convinzione di soffrire di una grave patologia. Questa paura si basa, in parole semplici, sull’erronea interpretazione di sintomi fisici, che vengono vissuti come campanelli di allarme per malattie anche severe. In sintesi, chi deve fare i conti con l’ipocondria si sente spesso dire
di essere un “malato immaginario”, ma non è esatta mente così. Inoltre convivere con questo disturbo è difficile, perché la costante preoccupazione relativa alla propria salute rischia di compromettere la qualità della vita, familiare, sociale e lavorativa. Inutile dire che i due anni di pandemia non hanno certo giovato a chi di ipocondria soffre già, ma soprattutto hanno reso maggiormente esposte a incorrere nel disturbo di ansia da malattia le perso ne più sensibili.
«Si sta ponendo un gigantesco problema di vissuti» affermano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, co-presidenti del la Società italiana di psichiatria «siamo tutti sottoposti a un continuo stress generato dal pensiero del rapporto con la malattia, con se stessi e con gli altri, come potenziali veicoli di infezione e contagi. Ormai gli italiani sono chiamati tutti a farsi un autotesting sul proprio corpo e basta uno starnuto a insinuare il dubbio di essere contagiati. Tutto questo fa crescere la paura di ammalarsi che può diventare un elemento fuori controllo e rendere le persone eccessivamente vulnerabili alla percezione del rischio potenziale, anche a fronte di situazioni reali, dove il rischio non c’è».
Gli esperti consigliano di cercare di “disinnescare” le manifestazioni dell’ipocondria evitando di parlare solo di malattie e farsi sempre consigliare dal medico per individuare possibili rimedi o essere indirizzati verso i controlli diagnostici davvero necessari.
Non bisogna, quindi, aver timore di chiedere aiuto per affrontare le proprie paure, affidandosi se necessario a percorsi di cura mirati.
di essere un “malato immaginario”, ma non è esatta mente così. Inoltre convivere con questo disturbo è difficile, perché la costante preoccupazione relativa alla propria salute rischia di compromettere la qualità della vita, familiare, sociale e lavorativa. Inutile dire che i due anni di pandemia non hanno certo giovato a chi di ipocondria soffre già, ma soprattutto hanno reso maggiormente esposte a incorrere nel disturbo di ansia da malattia le perso ne più sensibili.
«Si sta ponendo un gigantesco problema di vissuti» affermano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, co-presidenti del la Società italiana di psichiatria «siamo tutti sottoposti a un continuo stress generato dal pensiero del rapporto con la malattia, con se stessi e con gli altri, come potenziali veicoli di infezione e contagi. Ormai gli italiani sono chiamati tutti a farsi un autotesting sul proprio corpo e basta uno starnuto a insinuare il dubbio di essere contagiati. Tutto questo fa crescere la paura di ammalarsi che può diventare un elemento fuori controllo e rendere le persone eccessivamente vulnerabili alla percezione del rischio potenziale, anche a fronte di situazioni reali, dove il rischio non c’è».
Gli esperti consigliano di cercare di “disinnescare” le manifestazioni dell’ipocondria evitando di parlare solo di malattie e farsi sempre consigliare dal medico per individuare possibili rimedi o essere indirizzati verso i controlli diagnostici davvero necessari.
Non bisogna, quindi, aver timore di chiedere aiuto per affrontare le proprie paure, affidandosi se necessario a percorsi di cura mirati.